lunedì 3 settembre 2012

IL SERVO DI BYRON - FRANCO BUFFONI




IL SERVO DI BYRON
Franco Buffoni – Fazi Editore

Non è difficile identificarsi in William Fletcher servo fedele e amante di George Gordon Byron.
La lucidità e il valore della sua vita in relazione all'opera del celebre poeta inglese sono decisamente “romantici” e toccanti, all'interno della narrazione di Franco Buffoni.
I viaggi, gli incontri, i profumi, lo sguardo del poeta che scruta l'orizzonte pervaso d'amore e ispirazione, ma anche la persecuzione, i rischi, le malattie e i tradimenti.
Una vita insieme, nella buona e nella cattiva sorte.
Non è difficile identificarsi in Fletcher, soprattutto per chi ha avuto il privilegio di incorrere nella complessità dei rapporti amorosi, di vederne l'affascinante mutevolezza e l'agghiacciante deformità in rapporto all'epoca, alla società, ad una morale tutt'oggi soltanto pericolosa.
Se poi si aggiunge che solo Fletcher è il testimone diretto della produzione letteraria, si avverte l'emozione del privilegio e dell'esclusività tipica di ogni rapporto profondo.

“Perché io le Memoirs del mio padrone le ho lette tutte, parola per parola: mi pento solo di non averle ricopiate di nascosto, salvandole dal massacro. Sono rimasti solo i miei ricordi. Capaci di narrare i fatti, ma ahimé non di restituire lo stile di my Lord. E in letteratura, si sa, lo stile è tutto.”

Lo stile di Franco Buffoni illumina di bellezza e inneggia alla giustizia.
Il romanzo-saggio è davvero “un esercizio critico di metastoria” dove citazioni e azioni si fondono per narrare le avventure di Byron e Fletcher, ma anche per denunciare là dove l'amore venga impedito, giudicato, punito.
Nella quarta una speranza, un'altra azione di resistenza da parte di Franco, prestigioso protagonista della cultura contemporanea e sempre in prima fila nella lotta ai diritti.

“Non so quando, ma sono convinto che verrà il giorno in cui a Piccadilly due ragazzi potranno camminare tenendosi per mano. Sarà allora la vittoria di Byron e di Matthews, del tamburino White e del tenente Hepburn, degli impiccati di Vere Street e, se permettete, un po' anche la mia.”