NON PASSARE PER IL SANGUE
Eduardo Savarese ha scritto un bel
libro. Selezionato al Premio Calvino 2010 con il titolo L'amore
assente è stato pubblicato da Edizioni e/o con il titolo Non
passare per il sangue.
Eduardo è uno scrittore, un magistrato
e un insegnante di scrittura.
Non passare per il sangue è una
storia tutta italiana.
Afghanistan, omosessualità, segreti di
famiglia.
Argomenti talmente ampi da dover essere
necessariamente conciati. Come si fa con la carne selvatica per
renderla commestibile per un pubblico talvolta ghiotto, talvolta
sofisticato.
Il succo del romanzo è l'amore. O
meglio, la lotta per la comprensione e la metabolizzazione di quello
che la carne umana fa succedere e la legittimazione di tutte le
sfumature che ne conseguono.
Un'impresa che sembrerebbe non facile,
che potrebbe aprire e non chiudere temi e riflessioni, ma l'abilità
di Eduardo Savarese sta nella misura e nella sobrietà che induce a
una commozione dignitosa e consapevole.
La nonna Agar, le sue asprezze. Gli
occhi accesi di Marcello. Il tormento virile di Luca.
Mamme, figli, padri sepolti nella
memoria come soldati poco fortunati.
Nessuna condanna, nessuna assoluzione.
Si parla di sangue come luogo dove
scorrono le emozioni e i dolori. Sangue e carne come vincoli
familiari, obbedienti a leggi ancestrali dure a morire. I ricordi,
immanenti nella vita dei protagonisti sono gli agenti che scavano,
ricercano e fanno affiorare la verità squarciando la precaria
certezza della realtà.
Non passare per il sangue inizia
in un denso impasto di avvenimenti e sospetti che si sciolgono con
una disarmante eleganza. Colori, odori, accenni storici solamente
funzionali all'immersione totale all'interno dell'animo umano,
nell'intento di narrare di quanto certi sconvolgimenti esistenziali
siano occasioni di rinnovata lucidità e coraggio.
In copertina l'immagine di un papavero
simbolo della consolazione, ma anche della semplicità.