Grazie Enrique!
Nuovo logo, per nuove direzioni.
Un cerchio aperto che custodisce
all'interno un nucleo in crescita.
Come un abbraccio, come uno di quegli
anelli che si possono allargare o stringere.
Enrique Moya Gonzalez parla a raffica
con un tono educato e gentile.
A volte la sua voce ha delle impennate
nel volume e si ha l'impressione che perda il filo del discorso.
Forse lo perde davvero, ma per scendere in profondità alla ricerca
di significati, immagini e intenzioni.
Ed è nell'intenzione delle sue opere
che si coglie una rivoluzione che pare in contrasto con la
delicatezza dell'atmosfera. Pensieri di guerra, scrive lui stesso.
Il contrasto è nell'incontro tra la
soavità del segno e le tecniche usate.
Le opere di Enrique vanno verso l'alto
come il suo sguardo, quando cerca le parole per spiegare.
Le figure, i corpi nudi sembrano
ascendere, carichi di simboli appartenenti alla storia e alla
memoria. Piccoli oggetti inseriti come reperti archeleogici, come
reliquie sconsacrate e riconsacrate per sconfiggere la crisi, come
dice lui stesso, per ricostruire, attraverso la comprensione del
passato, un presente e un futuro dove la cultura possa essere una
forza concreta.
Enrique non parla degli artisti e delle
scelte da intraprendere. Parla delle persone e del contesto nel quale
vivono. Arezzo come città, ma anche possibile fucina di opere e
iniziative.
L'ingenuità che si avverte è solo
apparente.
Le sue immagini si trasferiscono
attraverso la sua mano con un'appassionata delicatezza.
Dietro s'annidano pensieri densi,
riflessioni continue, filosofiche peripezie che puntano a una serie
di soluzioni e idee concrete.
Enrique Moya Gonzalez è un artista.
Tiene presso Spazio Seme un corso di
disegno creativo per bambini e da anni dirige
RADAR/SCUOLA/DISEGNO/NUDO/AREZZO.